
Il 19 Ottobre 1944, intorno a mezzogiorno, una folla di palermitani da piazza Pretoria marcia verso via Maqueda diretta a Palazzo Comitini, sede della prefettura. Lavoratori, studenti, disoccupati, senzatetto, esasperati da quattro anni di guerra, impoveriti dalla crisi economica, rovinati dai bombardamenti angloamericani chiedono pane, casa e lavoro.
Settantacinque anni dopo, un centinaio di persone si raduna davanti lo stesso palazzo per ricordare la prima strage di Stato dell’Italia post-fascista.
Dalle stanze di Palazzo Comitini, quel 19 ottobre del 1944, il viceprefetto chiede aiuto all’Esercito. Dalla caserma parte un plotone della divisione Sabauda: 50 soldati armati di bombe a mano e fucili mitragliatori. Il comandante del plotone, Giuseppe Castellano, prima di raggiungere via Maqueda, sosta in Questura, per chiedere istruzioni al governo italiano. Presidente del Consiglio e Ministro degli Interni è Ivanoe Bonomi, affiancato da ministri del calibro di Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Benedetto Croce.
Ricevute le istruzioni, i 50 soldati si precipitano in via Maqueda e caricano il corteo.
Rimangono uccisi 24 palermitani, tra cui due donne e 15 ragazzi, oltre a 158 feriti molti dei quali moriranno nei giorni successivi.
Il sit-in, organizzato dal comitato “Vespro 2019”, ha visto scendere in strada i palermitani in memoria della “Strage del pane”. «Una strage dimenticata, forse perché scomoda – si legge nel comunicato diramato dagli organizzatori – gli attacchi al popolo siciliano non si sono fermati e continuano a colpire i giovani che non trovano lavoro nella propria terra, i tanti lavoratori condannati alla miseria e alla fame, le migliaia di persone uccise dalle emissioni tossiche di fabbriche, discariche e antenne militari».
Maria Vera Genchi
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